Al contrario di quanto si possa pensare ad uno sguardo superficiale, tali bambini non sono affatto felici di essere isolati dagli altri e di essere considerati dei “bulli”. In realtà, sono i primi ad essere infelici e poco sereni per i loro comportamenti. Hanno una bassa autostima e si relazionano agli altri a partire da un pregiudizio profondamente radicato su se stessi e sul mondo “Tanto nessuno mi può soffrire, tanto vale attaccare per primo”.
Cercare di gestire tali comportamenti è difficile e spesso fonte di stanchezza, rabbia, frustrazione. Per cercare di aiutarlo e ottenere un controllo efficace sul comportamento inappropriato, le conseguenze per tale comportamento, siano esse positive o negative, devono essere mostrate al bambino immediatamente (entro 5-10 secondi).
Il messaggio da trasmettere al bambino è che “se ti comporti male c’è una conseguenza a quel comportamento, ma soprattutto, se ti comporti bene ce n’è un’altra”
Purtroppo a volte lo stile di vita di molte famiglie porta a ritardare la conseguenza specialmente se il comportamento è positivo o appropriato. I genitori sono spesso più veloci nell’intervenire sui comportamenti intrusivi e non desiderabili.
Per questo è importante, porre attenzione sul vissuto emotivo da genitore o educatore. Emozioni come rabbia, frustrazione, senso di impotenza, possono essere frequenti e possono porre il genitore, o l’insegnante, in un atteggiamento di ostilità, spesso inconsapevole. Questo può portare a cogliere sempre come sfida personale i comportamenti del bambino, in realtà ciò che il bambino in qualche modo vuole, non è tanto sfidare, quanto “testare” l’affetto dell’altro, come se dicesse “Vediamo se mi ami davvero, vediamo se mi vuoi ancora bene anche se sono così odioso e insopportabile, “vediamo se mi resti accanto anche se ti faccio i dispetti!”.
Cosa fare?
Per prima cosa è importante che il genitore ripeta a se stesso che il comportamento del bambino non è una sfida personale, ma che sta disperatamente cercando di capire se può fidarsi realmente del fatto che non verrà abbandonato. È lui per primo a non sopportarsi e a pagare le conseguenze del suo comportamento.
Inoltre, è importante non cadere nelle provocazioni, semplicemente si applicano le conseguenze, concordate con l’altro genitore, per un dato comportamento negativo o positivo. Evitare assolutamente di promettere un premio o una punizione che poi non si è in grado di far rispettare.
La comunicazione verbale e non verbale deve essere chiara. La lode e la critica dovrebbero riferirsi a quel comportamento in questione, senza essere vaghe, generiche, o indistinte o riferite ai bambini e al loro comportamento in generale e alla loro integrità personale. La punizione dovrebbe essere adatta alla trasgressione e non basata sul livello di impazienza e frustrazione del genitore.
È opportuno che i genitori rispondano al comportamento sempre allo stesso modo in diversi contesti in cui si verifica. Molti tendono ad affrontare un problema a casa in un modo e in un posto pubblico in un altro, perché osservati. Il bambino in questo modo crederà che in alcune situazioni il suo comportamento sia lecito.
La punizione va applicata comunicandola con dispiacere e MAI CON RABBIA, il bambino deve sentire che il genitore è realmente dispiaciuto di doverlo punire e non soddisfatto. Inoltre, la punizione perde la sua efficacia nelle famiglie dove non sono previsti incentivi positivi per le condotte appropriate.
Può capitare anche che i genitori abbiano una visione unilaterale delle cause del comportamento del bambino. Le interazioni all’interno della famiglia in realtà sono molto più complesse.
Il comportamento dei genitori nei riguardi del figlio è sicuramente in funzione del comportamento del figlio, del suo temperamento, delle caratteristiche fisiche e delle sue abilità. Allo stesso modo il comportamento del figlio è in funzione di come i genitori si comportano con lui.
Se i genitori, reagiscono in modo diverso al comportamento del figlio, o tendono a squalificarsi a vicenda di fronte ai suoi occhi, il bambino da una parte, non sentirà di avere una base sicura a cui appoggiarsi, dall’altra, andrà in confusione rispetto a ciò che si può fare o non fare.
Infatti, è estremamente importante che i genitori abbiano degli spazi propri di confronto sul comportamento da tenere con i figli, in modo da formare una SQUADRA, con un modello educativo comune, in grado di gestire le situazioni problematiche.
Naturalmente questo non vuol dire che è colpa dei genitori, ma che spesso, a volte anche per stanchezza o difficoltà ad essere obiettivi nella situazione, si fa fatica a guardare le cose da più punti di vista, per cui fermarsi un attimo a riflettere sul proprio comportamento, oltre che su quello del bambino, può aiutare a prevenire certe situazioni spiacevoli.
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