Le paure nell’infanzia e nell’adolescenza

Le paure sono episodi frequenti e comuni nella vita dei bambini. Esse accompagnano la crescita del bambino, inscrivendosi nel suo normale sviluppo psichico: anche i bambini più protetti, più accuratamente tenuti al riparo da ogni pericolo o informazione traumatizzante, nel corso dello sviluppo possono manifestare qualche paura, magari di un animale, del buio, dei mostri, delle streghe o del temporale.

Nei bambini, come negli adulti, le paure cambiano in base all’età: nei più piccoli, sono spesso irrazionali ed il bambino può non essere in grado di descriverle ( ad esempio mostri e fantasmi), crescendo esse divengono sempre più complesse ed articolate, interessando più da vicino la sfera sociale e relazionale (ad esempio, la paura di apparire inadeguati). Anche l’atteggiamento dei bambini davanti alle proprie paure è variabile: possono parlarne esplicitamente, lamentarsene violentemente (ottenendo consolazione e sostegno da parte dei genitori), oppure tentare di dissimularle come se ne vergognassero.

Nell’infanzia è molto frequente la paura per gli animali (serpenti, ragni, uccelli, topi, gatti e cani, etc.), oppure del buio, che può manifestarsi in relazione alla paura di addormentarsi o comparire in maniera indipendente.

A partire dal terzo anno d’età, il bambino si mostra spesso intimorito al momento della separazione dai suoi genitori. A questa età le paure possono essere alimentate da alcuni rimproveri, di cui è un tipico esempio “se non fai il bravo ti porterà via l’uomo nero”. Il bambino può anche credere alle fiabe/racconti, attribuendo le caratteristiche dei personaggi ad animali e persone conosciute: può iniziare ad avere paura del lupo (che mangia i bambini), dell’orco (che li cuoce in pentola), di una signora con i capelli lunghi e neri (perché assomiglia ad una strega vista su un libro) e così via.

In età scolare, permangono la paura dei fantasmi, dei mostri, delle bestie feroci che possono aggredire o ferire. Accanto a queste paure, ne compaiono altre legate ad esperienze reali: il gatto (che lo ha graffiato), l’ape (perché è stato punto), etc. In particolare, intorno agli otto anni, in seguito all’affinarsi dei processi cognitivi e relazionali, può comparire la paura della morte, talvolta accompagnata al timore di malattie ed incidenti. Verso i nove anni, invece, si possono manifestare paure legate al proprio ruolo sociale e alle situazioni nelle quali si viene valutati.

Queste ultime, in genere, aumentano di intensità durante il periodo adolescenziale: emerge, il timore di insuccesso personale e/o scolastico, la paura di essere derisi o rifiutati dai coetanei, di sentirsi imbarazzati in relazione alle prime esperienze affettive/amicali.

Con lo sviluppo si modificano non solo i contenuti delle paure ma anche le modalità per farvi fronte: se inizialmente i bambini richiedono il sostegno dell’adulto e manifestano il bisogno di essere rassicurati, crescendo acquisiscono capacità cognitive che consentono loro di gestire e dominare una paura in maniera autonoma.

Cosa fare in famiglia?

E’ un adeguato ambiente famigliare, relazionale ed affettivo a garantire il rispetto del bambino in ogni sua componente nell’arco del suo sviluppo evolutivo. II genitori sono in ogni caso, le persone più adeguate per poter ascoltare ed accogliere le paure dei bambini, aiutandoli a superarle; ciò è possibile principalmente trovando il tempo e la tranquillità necessarie e rispettando le loro emozioni. E’ fondamentale in questo senso, porsi in ascolto, un ascolto che sia necessariamente “attivo” cioè attento ai messaggi verbali e non verbali espressi nei diverse fasi della crescita.

Altro elemento da tenere sempre presente è che l’atteggiamento dei genitori può influire positivamente o negativamente sulle paure dei figli: ascoltare i racconti del bambino senza sminuirli. E’ importante che il bambino impari a parlare delle sue paure e a chiedere aiuto, imparando ad affrontare le situazioni che generano ansia.

E’ necessario, dunque, che gli adulti siano attenti all’insorgere di una serie si segnali che possono accompagnare l’emergere di una paura: si tratti di pianti più o meno intensi e prolungati, di incubi notturni o dell’isolamento nelle attività di gioco e nei processi di socializzazione.

Cosa fare a scuola?

Anche la scuola ha, in quest’ambito, un ruolo fondamentale dal momento che è il luogo dove bambini e ragazzi trascorrono gran parte della loro giornata e dove necessariamente portano parte dei loro vissuti, compresi quelli legati alle diverse paure.

La scuola può essere, però, anche il luogo dove alcune paure nascono e si incrementano: è il caso delle paure legate al primo ingresso in un’aula scolastica, dei timori legati alla propria performance, della difficoltà di gestire i rapporti sia con i compagni che con altri adulti di riferimento. E’ opportuno non dimenticare, inoltre, che molto spesso è proprio all’interno dell’ambiente scolastico che l’adolescente vive le prime difficoltà legate al suo repentino sviluppo psicofisico e sessuale.

Si rivela indispensabile, anche da parte loro, porre un’attenzione particolare, un autentico interesse, verso ciò che gli studenti “dicono” e “non dicono”. E’ necessario aiutarli ad esprimere, attraverso modalità sempre diverse, i loro sentimenti, le loro emozioni, le loro paure. A questo proposito può essere utile, nei limiti dei programmi previsti per ciascun insegnamento, prevedere momenti di dibattito, di discussione o di gioco scegliendo, fra le diverse modalità, quelle più idonee all’età degli studenti.

 

Di norma, con il semplice passare del tempo le paure tendono a svanire: gradualmente, infatti, il bambino acquisisce competenze cognitive ed emotive che gli consentono di superare le proprie paure, limitando il loro effetto negativo.

La recessione di una paura necessita però anche dell’ascolto e del sostegno degli adulti: è tanto più rapida quanto più genitori, insegnanti, educatori, la comprendono e la rispettano, sostenendo il bambino con parole e gesti di affetto. Certamente non possono essere condivisi atteggiamenti di indifferenza, negazione, derisione, o, peggio ancora, l’uso di mezzi coercitivi o intimidatori, che contribuiscono, invece, ad un rafforzamento della paura stessa.

Se la maggior parte delle paure dei bambini possono definirsi “fisiologiche”, quindi transitorie e tipiche di un normale sviluppo psicologico, alcune possono trasformarsi in “patologiche”, quando assumono dimensioni e intensità tali da impedire una vita normale e divengono un ostacolo alla maturazione del bambino, intralciandone lo sviluppo.

Quando una paura persiste o quando inizia ad interferire con la vita quotidiana del bambino, allora si parla di fobie, paure ingiustificate di un oggetto o di una situazione, il contatto con i quali determina una intensa reazione di angoscia, che necessitano dell’intervento di un esperto in problematiche infantili.

 

2019-01-03T09:50:37+00:00

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